In natura succede per alcuni organismi viventi: nascono di un sesso e, nel corso della vita, lo cambiano.
La stessa cosa è successa all’automobile: è nata maschio, e femmina è diventata solo col passare degli anni.
Il nome apparve la prima volta in Francia, esattamente nel settembre del 1875.
Non era ancora sostantivo, ma soltanto aggettivo: era chiamata “voiture automobile”, cioè vettura automobile, vettura che si muove da sé, termine ibridamente composto dal greco autós, sé, e dal latino mobilis, mobile.
Automobile restò aggettivo per almeno quindici anni, fino al 1890, quando la vettura fu detta brevemente, con forma sostantivata, automobile.
da qui iniziarono i dubbi: automobile era maschio o femmina? Il Consiglio di Stato francese ricorse addirittura ai grandi dell’Accademia che, affascinati dalla potenza e dal fragore della nuova invenzione, decretarono che automobile doveva essere sostantivo maschile. D’altra opinione tuttavia furono i grammatici, i linguisti, i quali più ragionevolmente sostennero che essendo il termine automobile la sostantivazione di un aggettivo femminile (voiture), femminile doveva restare.
Lo stesso problema si presentò via via anche alle altre nazioni. La Spagna restò ferma al maschile, un automóvil.
In Italia, dopo un inizio al maschile e anni molto combattuti, intervenne addirittura Gabriele D’Annunzio, la massima autorità letteraria dei tempi: “L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza”. Convinse tutti. La data è il 1926: solo da quell’anno in Italia prevalse definitivamente per l’automobile il genere femminile. E tale rimane a tutt’oggi.
(fonte: dizionari.corriere.it)