Ci sono auto che entrano nel mito per i motivi più disparati: alcune per la loro potenza, altre per la loro linea, altre ancora per lo status symbol che incarnano. Ciò che le accomuna è il fatto che entrano nell’immaginario comune e si identificano in modo assai specifico.
La Bianchina di Autobianchi è una di queste: oltre ad essere considerata negli anni ’50 la “cugina di lusso” della Fiat 500, ha vissuto una nuova celebrità negli anni ’70 e ’80 grazie alla saga del ragionier Fantozzi, interpretato da Paolo Villaggio.
Il personaggio di Fantozzi sembra costruito appositamente per la Bianchina, e viceversa, tanto da fondersi: le sfortune dell’una si ripercuotono sull’altro.
“Qual è la sua? Ah è questa qui…? Questa baracca! Guardi, era meglio il carro funebre!”: con questa frase si comprende il mutato appeal della vettura che, qualche decennio dopo aver incarnato uno dei sogni degli italiani, diventa la macchina di un ragioniere parecchio sfigato, e con lui ne condivide le sfortune, come la lavatrice che le piomba addosso durante i festeggiamenti del Capodanno.
Sia quel che sia, la Bianchina è entrata nel mito e, anche se non è più attuale, resta una macchina simpatica e legata ad una delle saghe cinematografiche più divertenti del cinema italiano.